Lo
scorso 25 ottobre il PD ha organizzato un convegno sul lavoro con
esponenti locali e nazionali. L'incontro si è svolto a Gissi, in Val
Sinello, una delle zone abruzzesi più depresse dal punto di vista
industriale e occupazionale. Basti pensare che nel giro di circa due
anni hanno chiuso la Golden Lady che ha lasciato a casa quasi 400
lavoratrici e lavoratori, il gruppo Val Sinello (che occupava un
centinaio di lavoratori), il gruppo canali minaccia il licenziamento
di quasi cento dipendenti. Quando si partecipa ai presidi delle
lavoratrici e dei lavoratori in lotta, come abbiamo fatto noi del
Prc, si respira disperazione e determinazione allo stesso tempo. E
per capire quelle sofferenze non basta organizzare un convegno,
bisogna passare del tempo con le lavoratrici ed i lavoratori,
condividere il freddo di una serata ventosa o un caffè portato in un
termos.
Quando
si sta da quella parte della barricata, quella occupata dai
lavoratori in lotta, capisci che parole come quelle registrate dagliorgani di informazione al convegno, servono a poco, se non a fare una
passerella, come giustamente sottolineato dal Prc. Pratica già di per sé fastidiosa, che diventa odiosa
quando viene fatta a pochi mesi dalle elezioni regionali.
Nello stesso tempo,
però, il PD, dal locale al nazionale, in quel convegno ha mostrato
la sua incapacità a rispondere adeguatamente alla crisi economica. Alla domanda di occupazione, il PD, con Cesare Damiano (presidente commissione lavoro alla Camera), la senatrice Maria Amato ed il sindaco di Cupello Angelo Pollutri, risponde parlando di petrolio e
monnezza. E se ti opponi a questa logica, guardando a esperienze
virtuose che hanno smesso di fare l'apologia del "zozzo è
bello", la tua opposizione viene con disprezzo e ironia
etichettata come Nimby (come fa il riconfermato segreterario del PD di Vasto, Antonio Del Casale dal suo profilo facebook).
Fortunatamente
molta parte della cittadinanza è più lungimirante di chi pensa che
il futuro possa essere nello sfruttamento petrolifero, come gli
esponenti del PD che sembrano essere stati catapultati nel 2013
direttamente dalla prima rivoluzione industriale.
Un
paio di anni fa, in un articolo pubblicato su Liberazione, commentando le tentazioni di installazione di nuove centrali di produzione energetica, facevo notare che “ciò
di cui non si tiene conto è che i dati estratti dal Piano energetico
della regione Abruzzo (datato 2009) dicono che «l’entrata in
produzione dell’impianto» turbogas da 800 Mw di Gissi (Ch), a
poche decine di chilometri dalla riserva di Punta Aderci, avrebbe
potuto consentire «di passare da una condizione deficitaria di circa il 30%
del fabbisogno energetico nella Regione Abruzzo ad una produzione
superiore di circa il 30% al fabbisogno regionale.» Quello che manca
è invece l’efficienza energetica.
Sempre
stando al piano energetico regionale, si nota che in Abruzzo, per
produrre un’unità di ricchezza, si utilizza una quantità di
energia superiore alla media nazionale. Il che vuol dire che c’è
uno spreco di energia che non giustifica la rincorsa ai consumi
energetici con autorizzazioni regionali a nuovi impianti di
produzione di energia.
Insomma,
il rapporto regionale fotografa un Abruzzo che dovrebbe sprecare meno
energia. Obiettivo che di certo non si raggiunge aumentando il numero
delle centrali termoelettriche sul territorio.
Lavorare
al risparmio energetico, invece, significherebbe anche rispondere
alla competizione dei mercati, riducendo i costi aziendali per unità
di prodotto senza puntare come al solito alla riduzione del costo del
lavoro. Potrebbe significare, partendo da studi sui minori consumi
energetici, tentare di migliorare la posizione aziendale nel mercato
di riferimento, senza per forza percorrere la spirale recessiva che
si alimenta della riduzione del personale e minore potere di acquisto
per i lavoratori.”
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