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Golden Lady: il grido d'aiuto di 382 famiglie

Pubblicato sul n. 41 di "Lotte" inserto del quotidiano Liberazione del 16-06-2011


Il grido di aiuto delle lavoratrici Golden Lady. Ma la Regione Abruzzo non sente. Parliamo del futuro di 382 lavoratrici e lavoratori. Bisogna essere precisi, perché precisamente per ognuno di loro, per ognuna delle loro famiglie, per ognuno dei loro figli, quello che sta avvenendo da molti mesi alla Golden Lady di Gissi (Ch) è un dramma. Il dramma della chiusura dopo due anni di cassa integrazione ordinaria, un altro anno in straordinaria ed ora in deroga. Fino al 21 novembre prossimo, giorno della definitiva chiusura dello stabilimento. Giorno in cui Golden Lady smetterà definitivamente la sua produzione in Val Sinello per continuare in Serbia.

Chi in questi anni ha lavorato in Golden Lady ricorda le accuse di assenteismo che venivano rivolte loro dall'azienda, che significa dire, nella Fiat di Marchionne o nella Golden Lady a Gissi, scarsa produttività, poca redditività. E come spesso accade, quelle accuse sono le premesse delle intenzioni di delocalizzare la produzione dove lavoratrici e lavoratori vengono pagati meno ed hanno meno diritti. A quelle accuse le lavoratrici ed i lavoratori non rispondevano seppure risultavano essere chiaramente ingiustificate. Accuse mai «contestate per paura di ritorsioni, dovevamo stare zitte e non rispondere a tutti gli articoli di giornale che ci infamavano», racconta Graziella Marino, tra le più combattive dello stabilimento e creatrice del gruppo facebook "Dipendenti Golden Lady ancora per poco", dove raccoglie e aggrega informazioni e anima la lotta per il «lavoro che sta a dire dignità». «Se un tempo il lavoro femminile era una scelta - continua Graziella - lavorare al giorno d'oggi è una reale necessità per campare. Lo stipendio pieno è di circa 1000 euro, la cassa integrazione è circa il suo 70%» E ci sono casi in cui dello stabilimento Golden Lady siano dipendenti moglie e marito, con figli e mutuo da pagare. «La nostra voce è un grido di aiuto».

Una voce che anche giovedì 9 giugno le lavoratrici ed i lavoratori Golden Lady hanno cercato di far sentire agli amministratori regionali, nel corso dell'incontro che si è tenuto nelle stanze della Regione Abruzzo, per tentare una soluzione alla chiusura dello stabilimento. Ma a discutere con i sindacati ed i vertici aziendali non c'erano né il presidente della regione Gianni Chiodi, né l'assessore al Lavoro Paolo Gatti. Una conferma dell'immobilismo degli amministratori regionali nelle politiche del lavoro, anche in situazioni di emergenza.
Un vertice dal quale non è emerso niente di significativo. Dopo le proposte di qualche mese fa di trasformare lo stabilimento in un centro commerciale e quella di convertire la produzione al settore fotovoltaico, entrambe cadute nel vuoto, giovedì l'incontro tra azienda, amministratori regionali e sindacati si è risolto con la dichiarazione categorica di Golden Lady: chiusura a novembre. Unica concessione l'affidamento della gestione della chiusura ad una agenzia specializzata in riconversione e ricollocamento di siti produttivi dismessi. Da parte della Regione Abruzzo la volontà di riconoscere (finalmente) la Val Sinello area di crisi.
Davvero troppo poco per 382 lavoratrici e lavoratori tormentati da un pensiero costante: come fare per andare avanti.

Carmine Tomeo

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