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Tutti zitti mentre diventava legge il ricatto sul lavoro

immagine tratta dal sito USB
Sapete cos'è successo il 19 ottobre scorso? Certo, basta dare un'occhiata alle prime pagine di quasi tutti i quotidiani: il Senato ha approvato, anche con il voto dei finiani, il Lodo Alfano, con applicazione retroattiva. Bocche aperte dalla meraviglia per il fatto che un gruppo parlamentare, guidato dal presidente della Camera appartenente alla maggioranza di centro-destra, che conta ministri importanti nel governo, il cui leader è stato in precedenti governi Berlusconi vice del presidente del consiglio e ministro degli esteri, che più volte negli ultimi 15 anni si è scagliato contro Berlusconi e poi è tornato mestamente sui suoi passi; meraviglia, si diceva, che un gruppo parlamentare così caratterizzato abbia votato lo scandaloso provvedimento salvasilvione. E il giorno dopo, titoli a nove colonne su quasi tutti i giornali.

Sapete qualche giorno dopo, esattamente il 9 novembre, cos'è successo? Ovvio, è successo che la Lega dice che il governo va avanti e Bossi annuncia la sua mediazione con Fini. Qualcuno titola che il governo galleggia, stuzzicando battute che ricordano come oltre all'oragno esecutivo, esiste anche altro materiale organico con le stesse capacità di galleggiamento. E non sono mancati dubbi sulle capacità di mediazione del leader leghista, che spesso si distingue per la sua espressività da manuale (nel senso di esprimersi a mano).

Quello che invece in tanti non sanno, è che nel silenzio delle grandi testate giornalistiche e di ogni altro grande organo di informazione, in quelle due date si è deciso come sarebbero cambiati in peggio i rapporti di lavoro e come sarebbero stati compromessi i diritti dei lavoratori. Quelle due date sono fatidiche per il mondo del lavoro.
Il 19 ottobre scorso, mentre gli occhi erano puntati sul Senato che approvava il Lodo Alfano, alla Camera veniva definitivamente approvato il cosiddetto Collegato lavoro, una Legge definita incostituzionale da molti giuristi, già rinviata alla Camera dal presidente della Repubblica e riapprovata praticamente senza modifiche qualche mese dopo. Il 9 novembre scorso, la Legge è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale e quindi a partire dal 24 novembre sarà operativa. 60 giorni dopo, quei lavoratori precari assunti in violazione delle leggi in materia, perderanno la possibilità di far valere i propri diritti e gli imprenditori che avranno agito contro le norme che regolano i rapporti di lavoro precari, saranno esentati dal dare quanto dovuto. E dall'entrata in vigore di questa aberrazione normativa, chiunque voglia impugnare un contratto, dovrà farlo entro 2 mesi la cessazione del rapporto, pena la decadenza del diritto. Ma chi, posto sotto il peso della necessità di un lavoro impugnerà il contratto, con il rischio di non essere più riassunto? Il pensiero che se chiedi giustizia ne paghi le conseguenze è scontato in chi si trova senza stipendio o rischia di perderlo. In pratica, con il collegato lavoro il ricatto padronale è stato legittimato.
Si tratta di una privatizzazione del diritto del lavoro, completata dalla norma che prevede la scelta preventiva del ricorso all'abitrato. In pratica, alla firma del contratto, il lavoratore "sceglie liberamente" di non ricorrere ad un giudice in caso di controversia, ed a tutelarsi di fronte un collegio arbitrale, chiamato a decidere in merito, non in base alla legge, ma secondo generici e discrezionali principi di equità.

Dopo due anni che questa legge rimbalzava nelle aule parlamentari, diventerà operativa nei prossimi giorni. Due anni senza che in Parlamento si sia notata un'opposizione degna di essere definita tale contro questa legge, approvata anche con i voti dell'UDC, apprezzata da Cisl e Uil e caldeggiata dalla Confindustria.
Nei giorni scorsi, nel silenzio generale, è stata sancita la ricattabilità dei lavoratori e la privatizzazione dei loro diritti. Nei prossimi giorni, sarà data validità giuridica alle troppe realtà lavorative dove i diritti dei lavoratori subiscono arbitrariamente delle restrizioni.

2 commenti:

  1. Gli operai, che sono il centro vitale del motore di una società, vengono considerati una mera forza-lavoro solo da chi detiene gli strumenti di sfruttamento. Quando, primo o dopo, s'incazzeranno, diventeranno dei cialtroni terroristi per il loro sfruttatori. Sarà solo in quel momento che tutti se ne accorgeranno, nel bene e nel male. Io non so se vedrò mai una rinascita della classe operaia.

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  2. Riverinflood, sono pessimista anch'io, nonostante manifestazioni partecipate, perchè risultano sporadiche e unici momenti di aggregazione dei lavoratori, normalmente individui che interagiscono sempre meno. Sul lavoro e nelle attività di ogni giorno, si nota una atomizzazione della società. La sfida sarebbe quella di riaggregare.

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